In Esposizione la città moderna

La fotografia – che immaginiamo sarà costata al fotografo Negri una pericolosa acrobazia – ritrae i lavori in corso al padiglione centrale, in Castello, destinato ad ospitare l’Esposizione del 1904.
L’Esposizione che si tiene in Castello fra il maggio ed il settembre del 1904 costituisce una vera e propria “statistica in atto delle mirabili conquiste di un quarantennio di pace”, solidità di un’economia da offrire con l’allestimento di architetture effimere e, per questo, da documentare adeguatamente e largamente.

Il progettista ing. Egidio Dabbeni, incrollabilmente sostenuto dal Comitato Promotore costituitosi nel 1900 (presidente Federico Bettoni, segretario Dominatore Mainetti, sindaci presente e futuro della città), con quella che venne definita “la sua inesauribile matita” diede vita ad edifici in legno rivestiti da stuoie di giunco intonacate, densi di volute, nastri, travature in cemento, perforate ed adorne di pampini. I capimastri piegano la carpenteria all’estro fantastico dell’ultima moda, permettendosi le curvilinee movenze della nuova architettura, per pareti pronte ad abbandonandosi all’apoteosi del superfluo ed al parossismo della decorazione, degni contenitori dell’orgoglio bresciano finalmente messo in mostra.

L’Esposizione di Brescia fu un autentico bazar di novità, unitamente – basta sfogliare il catalogo ufficiale per rendersene conto – ad un compendio delle tradizioni più consolidate: un anno mirabilis per Brescia, con quelle costruzioni ove vi si espongono, come scriverà un giornale del tempo, “il prorompimento di un popolo giovane e forte nel pieno possesso degli ideali e degli strumenti della civilità”: sede raggiunta dal nuovo tram elettrico, la sera illumina da bengala per la gioia di chi frequenta il teatro Grande, dove debutta la Madama Butterfly di Puccini, mentre sul corso sfrecciano le 34 automobili partecipanti al Circuito Automobilistico di settembre.

Per l’occasione Brescia accoglie fremente ed orgogliosa anche la visita del Re compiuta il 29 maggio 1904, con la carrozza reale che compie il tragitto dalla stazione al centro città, al castello, fra una folla di cilindri festanti ed eleganti toilettes.
Il fotografo Giovanni Negri ci regala, in questa e nelle molte altre immagini scattate per l’occasione, una preziosa documentazione ch , fra l’altro, è forse una delle prime che sanno cogliere l’involucro della città ancora racchiusa nell’antica cerchia muraria, con la Loggia ancora priva del tetto bombato, il campanile della chiesa di San Giovanni, la torre della Pallata, mentre si nota la vasta zona verde compresa fra il centro e il cimitero Vantiniano, non ancora occupata dall’avanzare delle grandi fabbriche metallurgiche Togni e Metallurgica Tempini.

La potente resa iconografica del castello ingombro dei padiglioni espositivi e imbandierato a festa durante l’Esposizione rimane simbolo di modernità; le immagini acquistano un tono che normalmente non possiedono: ancora una volta, più di qualunque mass media, sono attente a rilevare queste pompose, transeunti presenze della città del nuovo secolo, così come fa il manifesto che pubblicizza l’evento, che però disdegna la fotografia e preferisce l’iconografia pittorica ideata da Giuseppe Capra (Brescia 1875-1915), autore del disegno, già grafico presso l’Unione Tipolitografica bresciana e poi artista indipendente.

Ma l’evento è affare che viene cartolinizzato, dalle intuizioni in bianco e nero dell’impresa Canossi (sì, proprio il poeta dialettale) al fiuto commerciale della prestigiosa ditta milanese Modiano, che sbarcò in forze a Brescia e nell’occasione stampò una serie di almeno 75 diversi soggetti illustranti ogni angolo dell’Esposizione e dei vari chioschi. Le cartoline inondarono la città, sostanziando oggi le raccolte dei collezionisti di tutta Italia.

Ma la rarefatta bellezza delle immagini di Giovanni Negri rimane inarrivabile.

Questa fotografia e le altre pubblicate su "bresciastorica.it" sono presenti nel libro fotografico "Brescia Antica" edito dalla Fondazione Negri.

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