Le luci (elettriche) della città

Nella bella fotografia, lo sterrato di via Tartaglia – in attesa che la giovane piantumazione divenga rigogliosa ed il garza coperto – è affiancato dalla palificazione che sorregge linee aeree tramviarie, linee elettriche e artistici lampioni.

I cittadini bresciani videro le prime lampadine elettriche stradali accendersi il 24 agosto 1894, salutate – per citare i giornali del tempo – da “esclamazioni di compiacenza” lungo il Corso del Teatro. I residenti di Brescia erano stati preceduti però anche dagli abitanti di Breno nel 1890 e, l’anno successivo, da quelli di Gardone Valtrompia, Sarezzo, Salò e riviera gardesana e, ancora, nel 1893 da Verolanuova e da Edolo.

In città, dopo l’iniziale sperimentazione estiva del 1894 (con l’illuminazione elettrica del Teatro Grande), vennero accese in ottobre 51 lampade ad arco da 500 candele e 40 lampade ad incandescenza da 50 candele ciascuna, mentre a partire dal 1895 le lampadine vennero rese operanti pure nelle prime case, artificiali frutti di un progresso che però non smetteva di meravigliare.

Lampadine vendute come soluzione ai problemi dell’igiene casalinga, come strumento di marketing per i negozi alla moda (grazie alle convenzioni stipulate sin dal 1894 dalla Ditta erogatrice con la Società degli esercenti ed il Circolo Commerciale Bresciano), come ornamento e decoro cittadino, come spinta all’uguaglianza sociale. Un quotidiano bresciano scriveva infatti nel febbraio del 1895: “Tale è il fascino che desta /la lampadina elettrica/ da vincere anche i meno solleciti nelle idee di progresso. Non è più la luce aristocratica che sembrava riservata ai soli ricchi: essa oltre agli altri buoni requisiti di pulizia, di igiene, di sicurezza, di maggior luce risponde anche a quello più importante dell’economia”.

La Società Fraschini e Porta pubblicizza alla fine del XIX secolo l’illuminazione elettrica che “ha incontrato un grandissimo favore raggiungendo uno sviluppo straordinario in pochissimi anni per gli innumerevoli vantaggi che essa offre”. Le lampadine elettriche della città sono alimentate dall’energia prodotta a presso la centrale di Calvagese della Riviera, portata a Brescia da un elettrodotto lungo 19 Km:, energia che giungeva ad 11.000 volt, trasformata e quindi distribuita a 250 e 125 volt. Già nell’anno 1900 gli utenti hanno superato quota 2.400.
E le lampadine si iniziano a vendere nei negozi. Nel 1902 la ditta Fabbri & C. di via Pendente propone ai cittadini la posa dell’impianto elettrico e relativi bulbi luminescenti mentre nel negozio di Luigi Minola sono offerte lampadine Hard ad incandescenza da 5 sino a 32 candele per 75 centesimi l’una, con garanzia di “800 ore di luce inalterata”.

L’avvio è dunque “luminoso”: dopo il passaggio del servizio di distribuzione di energia elettrica all’Azienda municipalizzata – nel 1909 – le luci crescono rapidamente. Le prime lampade rossastre a filamento di carbone vanno cedendo il passo a quelle più luminescenti a filamento metallico (la prima fu la lampadina Auer del 1902 a filamento di osmio, sostituito nel 1912 dal tungsteno). Nel bresciano l’impresa più importante è senza dubbio la Società Elettrica Bresciana (subentrata nel 1905 alla precedente Società Fraschini & Porta), che nel 1908 vanta già 13.418 utenti, divenuti oltre 16.000 l’anno successivo: essa alimenta 105.720 lampadine ad incandescenza e ancora 680 lampade ad arco. Nell’immagine è possibile notare sullo sfondo proprio le ciminiere della centrale termica di via Milazzo, appunto di proprietà della Seb.

In città, ove nel solo centro storico agiva la Asm, nell’anno 1910 gli utenti privati che illuminano le loro case con lampadine elettriche sono saliti a 7.300 e nel 1912 saliranno a circa 9.000 (con altri 14.000 dell’hinterland, a cura Seb), mentre ad illuminare adeguatamente le vie del centro cittadino nel 1911 sono presenti 673 lampade.

Dopo la I guerra mondiale le lampadine sono ormai oggetto diffusissimo: negli anni Venti la stessa ditta Edison di Milano pubblicizza le proprie lampadine sulla piazza bresciana con coloratissimi manifesti, affidandone lo smercio alla “Palazzoli & C.” di via Tommaseo. In città le utenze private sono divenute oltre 17.690 nell’anno 1920, mentre nelle strade i punti luce raggiungono il numero di 1.813 nell’anno 1925.

Questa fotografia e le altre pubblicate su "bresciastorica.it" sono presenti nel libro fotografico "Brescia Antica" edito dalla Fondazione Negri.

Un commento

  1. Ottaviano Lombardi says:

    Complimenti!
    Una bella impresa per far conoscere Brescia anche ai Bresciani…

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