Quando arrivò il cemento armato

L’azienda non esiste più da tempo. La “Società bresciana cementi e costruzioni” – nell’immagine la vasta sede produttiva con l’alta ciminiera, poi rasa al suolo – sorgeva ove oggi si eleva il grande fabbricato bianco di una nota banca, in fondo a Via Leonardo da Vinci. L’impresa era specializzata nelle costruzioni in cemento, piccoli semilavorati per case e giardini ma pure pronta ad approfittare dell’arrivo del cemento armato.

Il cemento a fine Ottocento è materiale ancora recente nelle costruzioni più impegnative. Quando il Comune di Brescia decide di realizzare il nuovo acquedotto dagli scranni municipali qualcuno afferma ancora che “se in questi ultimi tempi le condutture in cemento hanno notevolmente progredito, troppo lieve tempo è trascorso per giudicarne convenientemente”, pur rimarcando che davvero “il cemento è eterno”.

A Brescia si distingue inizialmente la “Industria Cementi Peverati”, con sede in via Guzzetta e uffici in Corso Palestro, fondata nel 1872. Essa è nota per i suoi prodotti in cemento Portland e nelle sue specialità di “balaustre, vasche e decorazioni”, oltre che per vasi e sagome di vario genere: sostanzialmente, quindi, il cemento armato è presente a Brescia con lo scopo di produrre elementi prefabbricati di balconi, solai e scale da inserire in costruzioni a prevalente struttura muraria. E già nell’anno 1900 le guide commerciali segnalano lo “Studio tecnico di impresa di costruzioni in cemento armato con brevetti Walser Gerad” degli ingegneri P. Togni e P. Calzoni, in via San Rocco, con garanzia di “grande economia nelle costruzioni di solai per stalle, cantine, magazzini, stabilimenti, sale, ecc.”

Chi inizia a tentare qualche approccio ancor più innovativo è la ditta dell’ing. Arnaldo Trebeschi & C., che aveva i propri cantieri in via Pastrengo e gli studi in via San Martino. Essa rappresentava a Brescia la “Società Lodigiana per Lavori in Cemento” (costruttrice del nuovo acquedotto in pressione collegante la fonte di Mompiano al serbatoio sul Cidneo inaugurato nel 1902) ed aveva nella sua pubblicità, accanto ad una lunga serie di lavori ed oggetti eseguibili in cemento, anche la dizione “costruzioni in cemento armato”. Arnaldo Trebeschi progetta le strutture in cemento armato per la nuova ditta Bianchi Camions del 1907, mentre numerosi i suoi progetti di sbarramenti idraulici, dal lago d’Arno a quello d’Idro. L’ingegner Arnaldo Trebeschi studia con attenzione le nuove frontiere promesse dall’uso del cemento armato. Nel maggio 1901 brevetta per esempio un sostegno in cemento armato per condotte elettriche.

Lo studio Trebeschi, con l’appoggio di altri 9 soci si trasforma nell’aprile del 1901 in Società Bresciana Lavori in Cemento che ha fra gli scopi sociali anche le costruzioni in cemento armato (con specialità “costruzioni in cemento armato, tetti e solai per qualunque luce e sopraccarico”), con sede sempre in via Pastrengo presso Campo Marte: direttori tecnici sono l’ing. Trebeschi e l’ing. Giuliano Massarani. La Società verrà acquisita nel 1904 dalla Società Bresciana Cementi e Costruzioni, sorta sin dal 1892 proprio dove la localizza questa fotografia dello Studio Negri: essa si distinse nell’uso del cemento armato per la costruzione del Teatro Sociale, il palazzo del Cab nel 1909 ed altre opere, sino a superare i 160 addetti nel 1904. Nel 1916 acquisisce pure la storica Società Peverati (ed il suo vastissimo catalogo) e nel 1919 si trasforma nuovamente nella Società Bresciana Cementi e Laterizi.

Un altro protagonista nell’uso del cemento armato è l’ing. Egidio Dabbeni, che realizzò fra il 1895 ed il 1898 casa Migliorati, all’inizio di via Trento, considerata la prima costruzione in Brescia con strutture in telaio di cemento armato, rivestita di pietre e con ricche decorazioni liberty. A lui, ed al sapiente uso del cemento armato, si debbono palazzo Togni nell’attuale Piazza Repubblica, il palazzo della Seb poi Enel nel 1905, oltre che molti opifici industriali, la centrale idroelettrica di Cedegolo (oggi Museo dell’energia idroelettrica). Fuori provincia realizzò a Dalmine la Franchi e si aggiudicò il concorso per lo stadio-velodromo di Bordeaux, realizzando una struttura con vasto impiego di cemento armato e prefabbricati. Fu pure autore di apprezzate memorie tecniche circa l’uso del cemento armato.

Questa fotografia e le altre pubblicate su "bresciastorica.it" sono presenti nel libro fotografico "Brescia Antica" edito dalla Fondazione Negri.

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