La “cerniera” della città

Lo slargo è frutto dell’irruenza della città, che assorbe solo nel 1880 questa zona, al tempo comune autonomo detto di Sant’Alessandro. In questa straordinaria fotografia scattata alla fine dell’Ottocento, si notano, nello spiazzo, così sistemato nel 1853, da sinistra, il palazzo ospitante la sede della Regia Scuola Media di studi applicati al commercio “Castelli” (poi Scuola “Ballini” ed oggi sede di uffici giudiziari), edificio eretto nel 1890 e conglobante uno dei due caselli daziari austriaci.

Al centro l’ultimo rimasuglio del cancello del dazio già parzialmente dismesso nell’anno 1875 e, seminascoste, le tre arcate dell’altro casello, poi sovralzato nell’anno 1929 per ospitare la sede dei Servizi Municipalizzati. Si noti il corso del Garza ancora scoperto.

Il sito è da sempre luogo di commerci e di mercati. Fuori inquadratura, a destra, si erge infatti anche il mercato del vino, realizzato su progetto degli ingegneri bresciani Luigi Donegani e Antonio Taeri nell’anno 1862.

Il nome di piazzale Cremona venne adottato nell’anno 1896, in precedenza Porta S. Alessandro e, quindi, Porta Cremona dal 1862. Una vicenda storica articolata per questa zona urbana da sempre cerniera fra la campagna e la città.

Dopo che gli austriaci del Regno Lombardo Veneto, nell’anno 1816, avevano sottratto al controllo urbano questa zona, divenuta comune autonomo di Sant’Alessandro, l’8 luglio 1874 il Consiglio comunale cittadino, dopo l’analisi della articolata relazione avanzata dalla apposita Commissione ed abbattuto ormai il bastione delle vecchie mura, deliberò la richiesta al governo nazionale per l’emanazione del decreto di aggregazione del comune suburbano.

Fra le motivazioni addotte dal Consiglio comunale la più significativa denunciava il «gratuito vantaggio» che la vicinanza della città procurava alle economie dei comuni suburbani: “nell’ultimo decennio”, si deliberava a Brescia, “la sproporzione fra le imposte dei comuni murati e quella dei comuni aperti (ovvero il dazio dentro o fuori le mura) ha raggiunto una misura così enorme da costituire un ostacolo artificiale alla conservazione ed all’incremento della prosperità dei primi e una causa pure artificiale di sviluppo e di ricchezza dei secondi. /…/ Ancora: procurare al Comune capoluogo della Provincia un mezzo di maggior sviluppo economico, industriale e commerciale, ciò che non gli è possibile finché rimanga rinserrato nell’angusta cerchia delle sue mura che ne atrofizzano la vita. Poter con più efficacia sorvegliare e reprimere il contrabbando al dazio consumo, contrabbando cotanto dannoso ad uno dei più importanti cespiti d’entrata del Comune”.

La resistenza è combattiva, l’autonomia lungamente preservata, sino al definitivo decreto di annessione a Brescia dell’anno 1880. Forse non è un caso che l’immagine raffigurante porta Cremona la inquadri da sud, ingresso alla città prima che cesura del suo abbandono verso prati e canali e che rimangano in perfetta evidenza soprattutto baracche e carrettieri.

In questa immagine, la piazza non appare acciottolata, né traversata dai tram, ed è senza l’evidenza monumentale di marmoree statue o di palazzi pubblici per le istituzioni di regni e governi di ogni idea e politica, né vi compaiono chiese come scrigni d’arte e devozione.

Qui si compone la polifonia della città di antiche tradizioni e di un presente fatto di sociabilità diffusa, di mestieri e scambi, per luoghi in cui si è veramente, totalmente e consapevolmente cittadini.

Questa fotografia e le altre pubblicate su "bresciastorica.it" sono presenti nel libro fotografico "Brescia Antica" edito dalla Fondazione Negri.

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