Dentro il Cidneo

Rapidità e sicurezza di trasferimenti, scorrevolezza della mobilità urbana assurgono nel secondo dopoguerra a indici di libertà. Si realizzano nuove vie interne, mentre – un simbolo della rinascita – il 28 aprile 1951, data scelta dal Sindaco Bruno Boni come evocazione della giornata insurrezionale di sei anni prima, si inaugura la galleria «Tito Speri» sotto il colle Cidneo.

L’immagine documenta l’avvio dei lavori con maestranze, progettisti e titolari dell’impresa incaricata, in posa fra i binari della decauville e le armature in legno del cantiere. Si tratta di un’opera che, in realtà, ha radici più antiche. Ideata sin dal 1922 e inserita nei Piani regolatori cittadini, quindi accantonata, lo scavo ha inizio parzialmente nel gennaio del 1943, con l’idea di ricavarvi un rifugio antiaereo. I cunicoli scavati dai due lati della collina vengono quindi completamente congiunti nel febbraio del 1944. La trasformazione viaria avverrà come detto solo nel 1951.

Lunga 433,70 metri mette in comunicazione il centro storico con la zona nord. Un’opera resasi necessaria con l’apertura, sempre agli inizi degli anni Cinquanta, dei nuovi Spedali Civili, congiunti al centro città dall’attuale via Crocefissa di Rose e, appunto, dalla galleria.

Il rinnovo della maglia stradale, oltre che la stessa galleria, testimoniano il fervore in atto: quasi tutte le strade del centro, ancora in massima parte in acciottolato, vengono asfaltate a partire dal 1951 con successivi lotti di lavori. Ancora: nel 1953 si avvia la sistemazione con rotatoria di piazzale Repubblica nei pressi della stazione ferroviaria, voluta «a regolare e disciplinare l’intenso e pesante traffico veicolare.

La mobilità privata costituisce elemento essenziale della modernità bresciana. Ma pure il trasporto pubblico si adegua. A partire dal 1952, grazie ad un primo riordino della rete, sono in funzione quattro linee filoviarie, oltre alla circolare del centro, alla linea per i soli orari dei turni delle fabbriche di Sant’Eustachio e a quella d’autobus verso Lamarmora presto soppressa. Su di esse circolano 42 mezzi.

La rete trasporta nel 1955 22,5 milioni di passeggeri, divenuti addirittura 31 l’anno successivo, con un balzo del 37% circa in dodici mesi. Le esigenze di movimento, in centro e verso le frazioni – e Brescia è una delle poche città italiale a mantenere questa promiscuità – sono garantite contemporaneamente da tramvie, filobus e autolinee che prima della fine del 1957 collegano tutte le zone poste al limitare del territorio comunale, sino a quella collinare detta Medaglioni sui Ronchi.

Ci si muove sotto il colle, ma pure in alto, verso la Maddalena. Sulle pendici del colle infatti la funivia, voluta dalla «Società funivia della Maddalena Spa», cui fanno capo imprenditori e tecnici locali, società appositamente creata nel settembre del 1952. L’opera, realizzata su progetto dell’ingegnere Matteo Maternini, inaugurata all’inizio del mese di agosto del 1955, si sviluppa lungo un percorso di quasi due chilometri e mezzo, con un dislivello di 655 metri, due piloni alti oltre 50 metri; tempo di salita 6 minuti.

È comunque la mobilità individuale a caratterizzare il traffico urbano. Nel 1955 circolano nel Bresciano 23.400 automobili. Anche il numero degli incidenti aumenta esponenzialmente, preoccupando non poco l’opinione pubblica. In un decennio il loro indice è addirittura più che duplicato: passano, infatti, dai 634 rilevati nel 1953 ai 1.580 del 1959, anche se calano i decessi.

Oltre alle circa 17.000 automobili quotidianamente transitanti in ingresso, alla metà degli anni Cinquanta sono da enumerare 578 autobus extraurbani che conducono a Brescia oltre 26.000 passeggeri, circa 44.000 utenti giornalieri delle linee della rete filoviaria, frotte di pendolari quotidianamente scaricati dalla ferrovia. Se in precedenza il treno ed il tram hanno concorso alla specializzazione e all’ordinamento del territorio urbano, in sintonia con un’idea della città come spazio organizzato con un’elevata densità di funzioni e intensità di scambi, ora l’automobile modifica in toto il panorama.
Passando per la prima volta anche dentro il Colle Cidneo.

Questa fotografia e le altre pubblicate su "bresciastorica.it" sono presenti nel libro fotografico "Brescia Antica" edito dalla Fondazione Negri.

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