Dalle buche all’asfalto: strade bresciane cambiano

La manutenzione stradale è da sempre un tema che assilla le Municipalità. nell’immagine di inizio anni Trenta del Novecento è in posa il “parco macchine” comunale – siamo lungo via dei Mille – addetto alla sistemazione e battitura delle strade, ancora lontane dal conoscere l’asfaltatura. Opera di veri e propri maestri del proprio lavoro, i manovali sanno livellare il bordo strada, riempire buche e preparare riserve di sabbia e terricc
io. Certo è che il traffico non è nemmeno paragonabile a quello di oggi, fra l’altro costituito ancora in massima parte da biciclette e carrette a trazione animale.

Solamente in alcune piazze storiche e del centro gli slarghi sono realizzati con la posa di acciottolato, però costoso da posare e da mantenere.
E’ quindi nel corso della fine degli anni Venti del Novecento che si procedette alla sostituzione della pavimentazione stradale, stendendo le prime strisce di bitume – l’asfalto – anche provvedendo a togliere il bell’acciottolato. Interessante notare, infine, che l’introduzione del filobus e della conseguente necessità di un buon fondo stradale (asfaltato, in pratica) ebbe benefici effetti sulla qualità generale delle strade di Brescia.

Fra tutte le soluzioni si adottò quindi l’asfaltatura che costava quindici lire al metro quadro, comprendendovi anche le spese di manodopera. Facile nelle opere di manutenzione, resistente a ripetuti acquazzoni, semplice da mantenere, la nuova pavimentazione venne realizzata in modo autoctono, con la ghiaia scavata direttamente dal fiume Mella e il bitume fornito – quale scarto di produzione – dall’Officina comunale del gas da poco municipalizzata. In questi anni furono asfaltati circa cinquantamila metri quadri di pavimentazione stradale.

Fra il 1928 e il 1929 sono così sistemate e in buona parte asfaltate le vie Gabriele Camozzi, Giuseppe Cesare Abba, Berardo Maggi, via Bredina, via Cremona e il piazzale di porta Milano. Come è facile arguire si tratta di lavori che hanno molteplici pregi. E non soltanto quelli di eliminare difficoltà di circolazione o onerose manutenzioni. Per la sensibilità del tempo si tratta di operazioni che rendono la città moderna e al passo dei tempi, ben visibili e comode e, quindi, di chiaro impatto sull’opinione pubblica anche in chiave propagandistica.

Nel 1936 si realizza l’importante intervento della deviazione stradale di Sant’Eufemia. Iniziato nel 1934 ed inaugurato l’anno successivo, si tratta di un tratto dalla lunghezza di 1250 metri, che verrà asfaltata con un manto bituminoso. Altri interventi riguardarono la sistemazione e l’ulteriore allargamento della via Milano, nuovamente insufficiente per la fluidificazione del traffico cittadino e la sistemazione della via Pusterla, con allargamento della sede stradale ed asfaltatura di una strada che al tempo correva ancora tra le distese dei campi.

Buona parte dei Lavori pubblici municipali del 1937 riguardano soprattutto i temi stradali, con la revisione del progetto della nuova traversa di Borgo Trento, l’allargamento di via Pusterla a 17 metri, migliorandone la curva in corrispondenza del Bastione del Castello, naturalmente con nuove asfaltature.

Naturalmente maggiore cura è riservata alle strade del centro: con la citata rimozione dei binari del tram da corso Zanardelli, corso Magenta, via San Martino della Battaglia, piazza della Loggia, si provvede alla sistemazione del manto stradale, pavimentato con cubetti di porfido e con la realizzazione di marciapiedi.

Quello stesso anno si procede alla pavimentazione permanente, cioè con il porfido, di corso Garibaldi, via Verdi, corso Palestro e corso Vittorio Emanuele, mentre si ritiene di bitumare, dopo aver tolto i binari del tram, via Milano, via Solferino, via Foppa, viale Stazione, via Cremona, via Ferramola, via San Faustino. Col crescere del traffico sono pure sistemate, e in buona parte asfaltate, anche alcune strade urbane: via Pastrengo, via Diaz, via S. Eustacchio, via Crotte, piazza Vittorio Veneto, via Calatafimi, via Mantova.

Quando l’Italia è già in guerra, infine, è la volta della pavimentazione di piazzale Arnaldo e di piazza Loggia, entrambe ancora con l’acciottolato e con lastre di granito e una zona centrale rialzata.

Nel dopoguerra, paladino della manutenzione stradale sarà il Sindaco Boni, non a caso soprannominato “Ciro l’asfaltatore”. In realtà le esigenze sono enormemente cambiate. Nel territorio bresciano le tappe di questa crescita sono riassumibili nei dati numerici che documentano il numero dei veicoli regolarmente immatricolati e circolanti. Questi passano dai 15.000 motoveicoli del 1945 (il triplo delle automobili), ai 30.000 circa del 1952, passando entro il grande balzo compiuto fra il 1956 – con 58.000 mezzi e il 1960, quando sulle strade bresciane circolano 87.000 motoveicoli, passate a 115.000 nel 1964.

Questa fotografia e le altre pubblicate su "bresciastorica.it" sono presenti nel libro fotografico "Brescia Antica" edito dalla Fondazione Negri.

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