Quattro ruote d’antan: la preistoria dell’automobile

L’immagine del fotografo Negri “ferma” un’automobile in uscita dal garage dell’Hotel Gallo di via Paganora. Aperto nell’anno 1838, l’Albergo era sede di partenza delle diligenze a cavallo per la provincia: le stalle vennero quindi sostituite dall’ “Auto-Garage”, ospitando numerosi equipaggi per le prime corse automobilistiche cittadine, mentre nel 1904 vi soggiornò Giacomo Puccini nell’occasione della prima di madame Butterfly al Teatro Grande.

Nemmeno il tempo di inventare l’automobile a quattro ruote e già Brescia già si candida a divenire una delle capitali dell’automobilismo nazionale, luogo di produzione e di guida, di prestigiose gare e di piloti di questa nuova trovata meravigliosa e pericolosa, non trainata da sudati cavalli, che non viaggia sulle rotaie e non è nemmeno uno di quei bizzarri prototipi che vanno a vapore o peggio a elettricità. Ha un motore a scoppio, è veloce, l’hanno inventata altrove ma, senza soverchiare supremi azzardi di rivalsa, ormai ne circolano e se ne producono anche all’ombra del Cidneo.

L’automobile fa la sua prima, timida ed elitaria comparsa in città solamente nel 1898, appannaggio di una ristretta cerchia di amatori che potevano permettersi non solo di acquistarla, ma soprattutto di mantenerla. Le cronache segnalano quell’anno un certo dottor Filippini di Sant’Eufemia attraversare le strade della città a bordo di un veicolo a vapore “Berliet”. E c’è anche Gianfranco Tomacelli che poco dopo acquista un veicolo a benzina “Aster”. I giornali aprono la strada al nuovo mezzo utilizzando nomi roboanti: il “carro di fuoco”, il “cavallo d’acciaio” sfila – “ruggente che sembra correre sulla mitraglia” scriverà il futurista Filippo Tommaso Martinetti – fra ali di folla curiosa e imbizzarriti (veri) cavalli.

I primi automobilisti bresciani rivelano precise preferenze in fatto di motori e carrozzerie. Il conte Battista Fè d’Ostiani possedeva una De Dion Bouton, il conte Gaetano Maggi un’elegante Dog Cart Richard, una Benz era parcheggiata nel garage di Luigi Ferrante, l’ingegner della Ditta Glisenti Gino Galli di Carcina naturalmente guidava in guanti bianchi una vettura aziendale, mentre il conte Alfredo Lechi, abbandonate le cavalcature delle sue scuderie, possedeva una lucente Prinetti-Stucchi imitato dal barone Camillo Monti. In città vi erano pure la Renault del conte Berardo Maggi e la sinuosa Martin 16 Hp del ventenne conte Camillo Martinoni, futuro presidente della Settimana automobilistica del 1904 e del Circuito aereo di Montichiari del 1909.

Il 14 marzo del 1899 transitano sulle strade della città i partecipanti alla gara automobilistica Verona-Brescia-Mantova-Verona: fra di essi i bresciani Virginio Benedetti, su triciclo a motore Prinetti, e Francesco Carpani, col triciclo De-Dion. Un evento che è presto travolgente successo, in grado di richiamare un pubblico numeroso lungo tutto il tragitto e che vede la partecipazione d’illustri pionieri di questo nascente sport (tra i quali anche il cav. Giovanni Agnelli e il conte Carlo Biscaretti, fondatori della Fiat). Ciononostante, non mancano rumorose polemiche e vibrate proteste nei confronti di quei mezzi rombanti, da parte di coloro che – sorpresi ed incapaci di imporsi al soprassalto dei fiati rotti e rumorosi della modernità – diffidano pure della velocità delle ben più lente, silenziose e pacifiche biciclette.

Già nel settembre del 1899 si tiene nella Crociera di San Luca la prima esposizione di automobili della storia bresciana. Esso è per la stampa del tempo “il ritrovo più divertente, più elegante, più nuovo, più frequentato della città, anche il più seriamente istruttivo … qui la folla ammirata, entusiasta, che osserva, giudica, invidia, anatomizza, progetta acquisti colossali e sogna corse vertiginose. /…/ Vetture, vetturette, tricicli, veicoli d’ogni forma e sistema … che passano dall’ardita e quasi rude semplicità delle ingegnosissime Bollèo sino alle forme graziose che caratterizzano i prodotti di alcune fabbriche nazionali”.

I bresciani del 1899 possono dunque toccare con mano le prime Benz, le Darraq, le De-Dion francesi, oltre alle italianissime Bianchi, Ceirano, Orio, le velocissime Prinetti-Stucchi. In mostra è pure “una carrozzella rimorchio leggera, elegante, solidissima” – definizione che sembra redatta oggigiorno –”egregiamente e interamente costruita dagli intelligenti fratelli Chizzolini di Brescia”, che avevano una piccola officina per la riparazione di carrozze in via S. Martino. Ma vi è pure la ditta bresciana Glisenti, con una vetturetta così descritta dal quotidiano locale: “a due posti, uno di fronte all’altro, fornita di motore Bernardi brevettato. La sua forza è di 3 cavalli effettivi, garantiti al freno. Dispone di tre velocità: 12, 24 e 35 Km l’ora”.

Questa fotografia e le altre pubblicate su "bresciastorica.it" sono presenti nel libro fotografico "Brescia Antica" edito dalla Fondazione Negri.

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