Il Campo di Marte

Siamo al limite settentrionale della città degli anni Venti del Novecento. L’immagine del fotografo Negri documenta l’avvio dei primi lavori di urbanizzazione, dall’incrocio con l’attuale Via Leonardo Da Vinci, Largo degli autieri e la non ancora tracciata via Vittorio Veneto.

Ancora all’inizio dell’Ottocento qui si tiene il mercato dei bestiami e la Fiera. La spianata per esercitazioni militari venne qui ricavata dal governo austriaco intorno all’anno 1840. Grazie alla vicinanza con le caserme della cavalleria e della fanteria, ospiterà numerose parate ed esercitazioni militari.

Nel 1863 Campo Marte viene allargato notevolmente e nell’agosto del 1864, in occasione dell’inaugurazione del monumento alle X Giornate, verrà aperto alle manifestazioni sportive. In particolare vi si tengono gare ippiche e ciclistiche, e nella grande guerra lo spazio viene adattato pure a aeroporto, inaugurato con uno spericolato atterraggio compiuto da un aereo proveniente da Torino nel settembre dello stesso anno.

Solamente con l’acquisizione da parte della Municipalità l’area verrà quindi via via ridotta e destinata al residenziale.

La cessione dell’estensione da parte dello Stato viene proposta nel 1925. Quello stesso anno, senza perdere tempo, il Comune progetta – così la stampa del tempo – “la costruzione di strade per affacciare il Borgo Trento con la Piazza d’Armi, la sistemazione stradale della stessa Piazza d’Armi, di cui è stata decisa dal governo la cessione la Comune”. 

Dopo poche stagioni, per recuperare volumi da destinare a case popolari nella seconda metà degli anni Venti si procede alla riduzione dei padiglioni militari esistenti in Piazza d’Armi, “sottolineando che la spesa sarà cospicua”. Ancora, alla fine degli anni Venti, si segnala fra le opere compiute dal primo podestà Pietro Calzoni, “la prosecuzione della realizzazione delle case popolari con le grandi costruzioni nella ex Piazza d’armi e nel quartiere Vittorio Veneto”.

Compare nel frattempo il caratteristico portale dalle architetture classiche, con doppio colonnato e la scritta “Virescit Robore Virtus”

Con delibera del 1930, la podestaria delibera alcune variazioni toponomastiche. Le strade del quartiere della vecchia piazza sono intitolate ai luoghi della Grande guerra: da allora  portano i nomi di via Vittorio Veneto, via Monte Grappa, e si ritenne di imporre il nome di via Monte Nero alla parallela nord di via Monte Grappa.

Durante il secondo conflitto mondiale la città vede crescere gli “orti di guerra”, sempre sotto l’egida e l’impulso della podesteria e del dopolavoro: le coltivazioni erano diffuse sui prati del Castello, i giardini di Spalto S. Marco, di piazzale Arnaldo, di via dei Mille e di via Montesuello ed altri lacerti di terreno lasciati incolti, compreso il Campo Marte, per un totale di circa sei ettari coltivabili, dai quali i dopolavoristi speravano in realtà di trarre frutti più copiosi, ma che trasformano Campo marte in poderi di coltivati a grano e ortaggi.

Nel secondo dopoguerra l’urbanizzazione è immediata: dove ora sorge la Scuola di polizia Polgai esisteva un campo di calcio e si ergeva periodicamente il luna park. Nel 2016 il Comune di Brescia ha lanciato l’idea di una rifunzionalizzazione di questi spazi, attraverso il sistema della progettazione partecipata e aperta al quartiere e ai residenti, col nome di “Un cuore per Marte”.

Questa fotografia e le altre pubblicate su "bresciastorica.it" sono presenti nel libro fotografico "Brescia Antica" edito dalla Fondazione Negri.

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