Un “incrocio” di produzioni

Riconoscere questo incrocio di vie cittadine non è, per l’oggi, operazione troppo complessa. Siamo dove si intersecano le attuali via Cadorna e via Duca d’Aosta: l’immagine è databile alla fine degli anni Venti del Novecento. Si notano anche i binari del tram cittadino e della tramvia che raggiunge, da Brescia, Virle e quindi si incammina verso Garda e valle Sabbia.

La via che costeggia il lungo fabbricato, scende – come oggi – a sottopassare la linea ferroviaria: al tempo questa era denominata via Cesare Lombroso, oggi indicazione toponomastica che si riferisce ad una strada posta più a nord. La via che porta ad est uscendo dalla città è appena stata realizzata, proprio in vista dell’espansione urbana: le mappe che giungono al 1920, infatti, riportano solamente il tratteggio progettuale. A favorire l’opera fu l’arrivo del nuovo opificio della Società Breda, che edificò la propria sede, qui vista nell’angolo nord-ovest, in città nell’anno 1925.

La lunga storia dello stabilimento cittadino, noto a tutti semplicemente come Breda, è quella di un robusto ramo locale – che non rinuncia alla propria identità, non solo produttiva – nato dal frondoso tronco della Società Ernesto Breda, vigorosamente piantato nella storia dell’industria italiana a partire dal 1886. L’impresa era nata con l’intenzione di produrre locomotive in anni di forte domanda per lo sviluppo ferroviario italiano cui, fino a quel momento, aveva contribuito più l’industria straniera di quella nazionale. Successivamente la produzione della Breda (che nel 1903, divenuta società anonima, allargò il proprio esercizio in nuovi e più moderni stabilimenti a Sesto San Giovanni) si estese anche ai carri, alle carrozze ferroviarie e alle trebbiatrici, trasferendo poi managerialità e competenze nel grande crogiuolo della prima guerra mondiale, per estrarne armi e proiettili. Nasceva così una grande impresa multisettoriale, che si articolava in diverse sezioni: cinque a Sesto S. Giovanni (ferroviaria, termomeccanica, fucine, siderurgica e aeronautica), una a Marghera-Venezia (cantiere) e una a Roma (armi).

E’ a questo punto che la Società Breda assomma gli interessi della meccanica e dell’armiero, e a Brescia (che già Ernesto Breda conosceva per alcune attività minerarie), in pochi metri quadrati in locazione lungo via Cesare Lombroso, alcuni operai bresciani la tuta della società milanese, incrociando saperi artigianali affinati nei mille laboratori cittadini alle competenze dei dirigenti meneghini, scodellando in poche stagioni il famoso modello della mitragliatrice leggera Breda modello 30. La crescita è immediata, gli spazi paiono non bastare più. Nel 1931 si registra il trasferimento nel nuovo opificio di via Lunga, nelle cui architetture si celano anche mense, uffici studi ed un bersaglio sotterraneo per prove di tiro della lunghezza di oltre 300 metri. Vi lavorano ad un certo punto oltre 5.000 addetti.

Operai che al termine del Ventennio formano squadre partigiane e che sfuggono al rovinoso bombardamento che distruggerà, il 6 aprile 1945, buona parte dello stabilimento, ricostruito però in tempi da record colla partecipazione delle medesime maestranze.
Ad occupare questi spazi di via Lombroso, frattanto, giunge la “Scuola editrice”. Nata nell’anno 1904 per opera, fra gli altri, di Giorgio Montini, Luigi Bazoli, Nicolò Rezzara, Angelo Zammarchi, con lo scopo di sostenere e promuovere la rivista magistrale Scuola Italiana Moderna, la più antica pubblicazione scolastica italiana fondata dal Beato Giuseppe Tovini nell’aprile del 1893, l’editrice aveva raggiunto anch’essa uno sviluppo significativo, con centinaia di titolo editati.

L’attività dell’editrice si sviluppò ben presto con la nascita di nuove riviste, delle quali Scuola Materna – fondata nel 1913 – e il Supplemento Pedagogico – fondato nel 1933, ed oggi titolato Pedagogia e Vita – continuano ancora oggi le pubblicazioni. Nel corso degli anni sono inoltre nate nuove riviste professionali, che tuttora rappresentano un punto di riferimento imprescindibile per docenti, animatori socio-culturali e formatori: strumenti dedicati ai temi della famiglia, dell’innovazione per la formazione al lavoro, dell’orientamento educativo, della didattica.

Da settembre 2012 Editrice La Scuola ha lasciato questa sua storica sede (nota col cambio di nome in Via Luigi Cadorna), per vivere un nuovo spazio più funzionale e moderno in via Gramsci, adatto alle esigenze di un’azienda sempre più flessibile e aperta al cambiamento.

Questa fotografia e le altre pubblicate su "bresciastorica.it" sono presenti nel libro fotografico "Brescia Antica" edito dalla Fondazione Negri.

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