Un giardino per il futuro

Sorprendono ancora oggi le eclettiche, ordinate geometrie dei nuovi giardini municipali di via dei Mille, inaugurati nell’anno 1928, lo stesso anno nel quale si aprono altri giardini pubblici in via XX settembre e intorno al carcere di Canton Mombello. La grande fontana centrale venne contornata dallo stemma municipale, mentre le cronache del tempo segnalano la posa nelle aiuole – i giardini si stendono su una superficie pari a circa 7.000 mq – delle varietà di tulipani, giacinti, viole, salvia splendens e canne indiche.

Il verde urbano è un elemento di primaria importanza per la vivibilità di Brescia, asserragliata dalle grandi infrastrutture produttive (nella fotografia si scorgono a sinistra le ciminiere della Ori e a destra delle centrali della Società elettrica bresciana), indicatore fondamentale per misurare la qualità ambientale delle città. Ma se alla Brescia ottocentesca bastano le ampie zone verdi della Bornata, le arie della Stocchetta o i campi dopo il monumentale cimitero Vantiniano, la città della fine del XIX secolo espande definitivamente confini ed ambizioni, formalizzando con i Piani Regolatori del 1887 e 1897 il proprio nuovo assetto.

La commistione fra spazi verdi, campi, case e industrie diviene un tratto distintivo della città. Quella che diverrà nei primi anni del Novecento periferia industriale, ed è ora nota come Comparto Milano, era -per esempio – una zona con spazi connotati soprattutto da luoghi alberati e rettangoli verdi. Una visione comune anche ad alcune frange del Consiglio Comunale cittadino, che nelle sue discussioni ricordava a quel tempo l’abbattimento delle porzione occidentale delle mura alberate, divenute pubblico passeggio, e la cui sparizione “ha sollevato viva discussione nella cittadinanza, la quale si é preoccupata di veder sparire piante così belle che costituiscono uno splendido ornamento e offrono un’ombra tanto deliziosa”.

Il verde cittadino è peraltro ridotto già a inizio Novecento a presenze risibili. Nel 1909, per la Brescia racchiusa entro la cinta daziaria, le aree a verde, Cidneo compreso, sono ridotte a poco più di 14 ettari, il 3% circa del totale. La città cresce impetuosa: la superficie urbanizzata passa dai 242 ettari degli anni Novanta ai 291 dell’anno 1902, a ben 388 ettari segnalati nel 1911, ovvero un aumento del 60% in un ventennio. Sono gli anni nei quali cresce però la consapevolezza che una qualificata presenza di verde nella città è in grado di migliorare notevolmente le condizioni della vita sotto vari aspetti. Oltre alla funzione sociale delle aree verdi cittadine che forniscono spazi di socializzazione e spazi per attività ricreative, grazie alla presenza di attrezzature per il gioco, il riposo, il tempo libero, va ricordata la funzione igienico-sanitaria del verde, che va assumendo un ruolo crescente relazionato all’espandersi della città. Fra l’altro in questo tratto compreso fra le attuali Piazza Repubblica e Piazzale Garibaldi, le mura sono completamente abbattute grazie ai lavori compiuti fra il 1907 ed il 1911, liberando nuovi spazi.

E non sfugge, lo si nota dalle stesse geometrie dei giardini appena inaugurati, la funzione estetica del verde, in quanto esso costituisce un gradevole elemento di arredo urbano che spezza la monotonia delle masse edilizie e dei grigi spazi asfaltati e fornisce rilassanti note di colore nel caotico tessuto urbano. Così, appena nominato il primo podestà della città, l’ing. Pietro Calzoni, le zone di copertura del Garza furono adattate a giardino, come la zona di via dei Mille, la via XX Settembre e i giardini di Porta Venezia a Rebuffone.

Nell’intervista rilasciata al quotidiano “Il Popolo di Brescia” alla fine del 1927, Pietro Calzoni, molto orgoglioso della realizzazione di zone verdi e del progetto di questi giardini dei Mille, ricordava che “tutto verrà sistemato in modo che nel rettangolo formato da via Cairoli, via dei Mille, via Fratelli Bronzetti e via Fratelli Ugoni sorga un vasto giardino, la cui maggiore caratteristica sarà una superba fontana, che verrà eretta al centro e che fin d’ora abbiamo deciso di chiamare Fontana del Littorio. Sarà un’opera decorativa pregevole in marmo di Botticino lisciato e martellinato… Il corpo principale dell’opera comprenderà quattro Fasci littori le cui scuri saranno in bronzo”.

Una giardino e una fontana come specchio delle opere del regime, funzione politica che si aggiunge alle precedenti. Un giardino dedicato agli eroi in camicia rossa ma utilizzabile dagli “uomini del lavoro che hanno buoni sentimenti, poiché al termine della quotidiana fatica troveranno un lembo sereno e ridente, ove la natura bella e rigogliosa sarà sempre cara madre, prodiga di ristoro e di pace”. Per l’occasione lungo via dei Mille (prima del 1909 denominata via Rovine) e via Fratelli Ugoni (già via Campi Bassi) si procede alla sostituzione della pavimentazione stradale, togliendo il bell’acciottolato ed adottando l’asfaltatura: la nuova pavimentazione venne realizzata con la ghiaia scavata dal fiume Mella e il bitume fornito dall’officina comunale del gas.

Questa fotografia e le altre pubblicate su "bresciastorica.it" sono presenti nel libro fotografico "Brescia Antica" edito dalla Fondazione Negri.

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