“Campo Féra”: un vecchio quartiere popolare

Il panorama oggi è assai mutato, ma le sue matrici sono ben evidenti in questa straordinaria immagine scattata interno agli anni Venti del Novecento. Dalla città storica sullo sfondo, Brescia si è espansa oltre le mura, alternando fabbriche, nuove ciminiere, vecchie cascine, scampoli di terreni e nuovi quartieri popolari.

Nella fotografia risulta in bella evidenza il “nuovo” quartiere di Campo Fiera.
Le prime case del quartiere sorgono alla fine del 1907, su un’area sino a quel momento occupata dalla fiera del bestiame, istituita sin dal 1612 in questa zona subito fuori le vecchie mura veneziane, ad ovest del centro cittadino. E’ una delle aree di espansione di una città alle prese con la rivoluzione industriale ed un boom demografico allora senza precedenti: lungo l’asse di via Milano era già sorto il nuovo e monumentale Cimitero Vantiniano, la Congrega di Carità Apostolica stava costruendo anch’essa centinaia di alloggi popolari, mentre sempre qui grandi opifici metallurgici e meccanici stavano facendo di Brescia una città industriale.

La scelta di quest’area non é casuale. La politica edilizia comunale di quegli anni d’inizio secolo tendeva innanzi tutto a liberare il centro storico per procedere ad un suo graduale risanamento, mentre le ristrettezze di bilancio obbligavano ad approfittare dei terreni già disponibili, senza procedere a dispendiosi acquisti. Inoltre, come ricorda una delibera consigliare del novembre 1905, la zona sembrava ottimale, poichè composta da aree che “appaiono indicate quali località eccellenti, anche per la vicinanza ad industrie in esercizio”.

Proprio questa localizzazione contribuirà a fornire a Campo Fiera una precisa identità, spaziale e umana. I confini del nascente quartiere sono immediatamente e nettamente definiti: da un lato la trafficata via Milano, ricca di botteghe e di attività commerciali; dal lato ovest le alte mura del cimitero e la fabbrica Ceschina e Busi; sul lato est i nuovi ampi viali realizzati sui terrapieni delle distrutte mura, a dividere questa zona dal centro storico disegnato da alti campanili ed antichi palazzi. A sud, infine, oltre via Vantini, i colossi della Acciaieria Danieli, della Metallurgica Tempini e delle Acciaierie Togni.

Il quartiere cresce in fretta, per lotti successivi ma dalla tipologia omogenea: nel novembre del 1907 sono assegnati i primi 40 alloggi; nell’anno 1910 sono già abitati 175 appartamenti ed al termine del primo conflitto mondiale le statistiche comunali segnalano per Campo Fiera la presenza di 184 famiglie per complessivi 974 residenti, con una media di quasi 2 persone per vano abitabile 3.

Nel primo dopoguerra il fabbisogno di nuovi alloggi popolari spinge il Comune a costruire in questa zona altri 40 nuovi appartamenti, con adeguati lavatoi al centro del cortile che costituiscono, con l’asilo infantile sito sul lato est del quartiere, l’unico luogo di socializzazione, restando nei progetti il previsto centro sociale dotato di biblioteca, ricreatorio e ambulatorio. La caratterizzazione di quartiere operaio-popolare è dettata anche dalla composizione sociale dei suoi abitanti. Le case, secondo il regolamento comunale, erano destinate “solamente agli operai, intesi come chi presta la propria opera al servizio degli altri, o comunque lavorante in proprio con non più di due persone alle dipendenze /…/ e agli impiegati del Comune e dei Corpi Morali cittadini che non percepiscono stipendio maggiore di lire 1200”. Soprattutto questa ultima categoria di lavoratori contraddistingue la popolazione del quartiere. Se nel 1914, infatti, i capifamiglia di estrazione operaia rappresentavano circa il 46% dell’inquilinato, seguiti da artigiani col 28%, dai tramvieri coll’ 8% e da dipendenti comunali col 5% circa, nell’anno 1920 gli operai scendono al 28%, mentre i tramvieri divengono il 29%, seguiti da impiegati comunali col 13%, vigili del fuoco col 10%, vigili urbani e dazieri con un altro 10% e per il resto artigiani e pensionati delle medesime categorie.

Nel 1921 si dà inizio nel quartiere ai lavori per la costruzione di altri due fabbricati, con caratteristiche architettoniche più ricercate, da destinare ai quadri impiegatizi comunali. I due edifici vanno ad occupare parte dell’unico ampio spazio verde che collegava Campo Fiera alla trafficata via Milano, restringendo ancora di più la fruibilità del giardino e della fontana circondata dalle panchine. Campo Fiera annota questa nuova data della sua storia edilizia, insieme ad alcune cifre che rendono tutta la novità di un quartiere comunque progettato con una certa cura complessiva, con una logica urbanistica che lascia spazio ad una interazione uomo-ambiente altrove impedita. Questo è nelle statistiche comunali dei primi anni Venti, l’area più grande (oltre 15.000 mq) su cui l’Amministrazione Comunale abbia sino ad allora costruito e pari ad un quarto dell’intera proprietà di edilizia residenziale comunale.

Questa fotografia e le altre pubblicate su "bresciastorica.it" sono presenti nel libro fotografico "Brescia Antica" edito dalla Fondazione Negri.

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